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Massenet, Jules-Émile-Frédéric.

Compositore francese. Iniziò precocemente lo studio del pianoforte, dapprima con la madre poi, dai nove anni, al conservatorio di Parigi, come allievo di A. Laurent, N.H. Reber, A. Thomas e F. Bazin. Più volte premiato nei saggi interni, nel 1863 vinse il Prix de Rome con la cantata David Rizzio. Durante un soggiorno di tre anni in Italia compose musica da camera, Poèmes d'avril, in cui era consistente l'ispirazione dal Lied tedesco e già evidenti i toni raffinati e coloristici che furono tipici della sua arte. Tornato a Parigi lavorò ai più diversi generi musicali: l'opera comica in un atto La grand tante (1867), rivelò la sua predisposizione per la produzione teatrale, sostenuta da una spontanea ed efficace vena melodica, senza che M. abbandonasse, comunque, la musica sinfonica, sacra e da camera. Nel 1873 presentò il dramma sacro Maria Maddalena, per soli, coro e orchestra, cui seguirono nel 1877 Il Re di Lahore e nel 1881 Erodiade che, sebbene ancora impostati sullo schema della tradizionale grandiosità operistica francese, gli valsero un grande successo. Frattanto, nel 1878, era stato chiamato a insegnare Composizione presso il conservatorio parigino, di cui in seguito fu anche direttore, fino al 1896, anno in cui lasciò entrambi gli incarichi per dedicarsi solo alla composizione delle sue opere: nello spazio di un trentennio, infatti, scrisse 22 opere liriche e numerose partiture sinfoniche e vocali. Il genere in cui eccelse fu comunque l'opera, che lo vide come continuatore di Gounod e di Thomas. Di temperamento più lirico che drammatico, egli creò personaggi capaci di una autonoma sopravvivenza nell'immaginario del pubblico e che assunsero le dimensioni di figure acquisite nel patrimonio popolare. L'arte di M. trovò la sua più felice espressione nella rappresentazione sentimentale, all'interno di vicende rispondenti al gusto romantico e naturalista del tempo: la sua musica si impose principalmente per la sua modalità espressiva, rivelando una scrittura raffinata ed elegante, toccante nella linea melodica, dai toni suadenti e sottilmente sensuali, trasparente nel linguaggio armonico, delicata e insieme pittoresca nel colore strumentale. I tentativi in senso realistico di M. dopo l'apparizione della Cavalleria rusticana di Mascagni (La navarrese, Saffo) nulla aggiunsero alla sua arte, che toccò invece il punto più alto con le opere Manon (1884) e Werther (1892), ispirate rispettivamente al romanzo di Prévost e all'opera di Goethe. Estraneo alla ricerca dell'effetto facile, cercò di rappresentare con intensità ma con equilibrio la società borghese del suo tempo, nella sua realtà e nelle sue aspirazioni. Tra le sue composizioni citiamo ancora le opere Il Cid (1885), Tahïs (1894), Il ritratto di Manon (1894), Il giullare di Notre-Dame (1902) e Don Chisciotte (1910), che offrono pagine notevoli sia per costruzione musicale sia per ambientazione lirico-drammatico (Montaud, Loira 1842 - Parigi 1912).